lunedì 9 febbraio 2015

#39 Insicurezze.

Più passa il tempo e meno me ne accorgo, così, in un batter di ciglia, sono stata catapultata a febbraio. Seriamente manca così poco tempo? Proprio ora che a scuola va bene, con le mie amiche non c'è nessun tipo di problema e la ruota della fortuna sembra finalmente girare dalla mia parte, mi accorgo che tra sei mesi, solo sei mesi, dovrò impacchettare tutta la mia vita e metterla in una valigia.
Spesso penso al viaggio, a quelle 9 ore incollata al sedile di un aereo sola andata per gli Stati Uniti... Almeno, per dieci mesi. Tornerò, se non muoio prima, ma tornerò... E se tutto dovesse cambiare? E se dopo dieci mesi la mia famiglia, le mie amiche, la mia scuola, Cremona.. Dovessero essere diverse?  Il solo pensiero mi spaventa.
Fisso le pareti piene di poster, cartoline, fotografie e vari ricordi che ho affisso al muro e mi domando cosa ne farò al ritorno. Mamma mi ha chiesto di togliere tutto prima della partenza così da poter imbiancare la camera ed averla come nuova la ritorno. Forse è vero, la tua camera rappresenta chi sei, ed io sarò una persona totalmente cambiata al mio ritorno. Non pensavo avrei mai acconsentito di togliere tutti i miei poster, figure che ho collezionato da quando avevo 12 anni ad ora, per cambiare del tutto.
Gap year, anno di salto... Sono pronta? Metà di me urla un "Sì!" che esce dal cuore da quanto è forte, mentre l'altra se ne sta zitta a pensare. Sono felice di non poter tornare indietro, potrei cambiare la mia scelta, e sono sicura non sarebbe la strada giusta da intraprendere. Ho sempre affermato che rimanere in Italia sia da rammolliti, da gente che non ha paura di rischiare, di provare emozioni forti fino a farti stare male: gente che ha paura di vivere veramente. Perché sì, prima o poi dovremo tutti uscire dalla nostra piccola grotta e ed affrontare faccia a faccia la vita reale, non importa se a venti, diciotto o sedici anni. Rimandare significa solo restare al riparo fino a che la tempesta non arriva e distrugge le fronde del nostro giaciglio.
Ciò che mi ha sempre resa fiera della persona che sono, è il fatto che non abbia mai fatto una cosa per obblighi di circostanze, ma perché sono io che ad aver voluto costruire pian piano tante strade e seguire poi la migliore prima che un fulmine abbia bruciato la mia capanna. ( Devo ammettere che tutto questo habitat riporta alla mia mente il Bosco de cento acri, ma questo è un altro discorso che preferirei bypassare.)
Ultimamente trovo più difficile mettere nero su bianco i miei pensieri, forse perché sono così confusionari, oppure perché non sta succedendo nulla e, per tanto, non so su cosa aggiornare il blog e mi ritrovo a pensare a random. Ho un sacco di dubbi sul mio anno all'estero, e penso che il motivo sia dovuto al fatto che sia totalmente imprevedibile. Il mio libro di testo riporta che la filosofia spinge l'uomo a porsi delle domande ed a rispondere seguendo un ordine logico. Si dice essa sia nata dallo thauma, l'angoscia. Ecco, io sono in un profondo stato di angoscia e non faccio altro che pormi quesiti la cui risposta è impossibile. Non so nulla: non so dove capiterò, quale sarà la famiglia che mi accoglierà, che corsi curricoli offrirà la mia nuova scuola.. Nulla. É facile porsi delle domande, ma come faccio a rispondere in maniera sicura? Se la verità è precaria ed è sempre in evoluzione, dove trovo le mie risposte? In questo momento avrei bisogno di solide certezze per poter accantonare le insicurezze che si annidano in me.

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